12° Battaglione


Il titolo di questa storia non poteva che essere questo: “il 12° Battaglione”, peraltro il Battaglione in cui io stesso ho iniziato la mia prima esperienza reale nell’Arma dei Carabinieri dopo il periodi di formazione.

L’immigrazione dall’Africa, lo sappiamo, segue andamenti altalenanti, sbarchi di profughi si alternano a periodi di calma. Sbarchi di profughi dell’Africa nera si alternano a sbarchi di profughi dai paesi africani del Mediterraneo. Siamo nel marzo del 2002 a  Lampedusa, il piccolo contingente del 12° Battaglione Carabinieri “Sicilia” svolge i propri compiti di vigilanza al locale centro per immigrati. Il lavoro è altalenante come gli sbarchi ma il mare piatto e calmo ed il cielo limpido e sereno, preannunciavano nuovi sbarchi.

Ad accoglierli, questa volta, solo loro: 20 Carabinieri ed un sacerdote. Il personale della Croce Rossa aveva lasciato l’isola e i pochi volontari riuscivano a malapena a soddisfare le esigenze di preparazione dei pasti, mentre i Carabinieri, oltre che della vigilanza, si occupavano anche di consegnare quanto necessario ai profughi in arrivo.

12° Battaglione Carabinieri

Alle sei del mattino, come previsto, uno squillo rompe il silenzio dell’alba, “Maresciallo abbiamo uno sbarco a Cala Pisana!”. Il maresciallo chiama i suoi uomini e pensa di iniziare la solita attività ormai nota. Ma quel giorno era diverso.

Dal barcone scendeva una ragazza, bei lineamenti, una perla nel bagliore dell’alba nonostante il lungo viaggio. Dietro di lei un uomo giovane, con gli occhiali tanto da apparire l’intellettuale del gruppo e un bambino di 4 anni, stanco, affamato dalla pelle olivastra e dagli occhi color nocciola: Il piccolo Abud.

L’uomo era un ingegnere fuggito per dare un futuro alla famiglia: la moglie, il piccolo Abud e il secondo figlio che la moglie portava in grembo. Un futuro in Francia passando dalla porta di ingresso in Europa: Lampedusa.

12° Battaglione

“Maresciallo, mi insegni l’italiano”. Con queste parole iniziò il percorso “di studi” dell’ingegnere e del maresciallo dei Carabinieri che, giornalmente, gli faceva lezioni di italiano. Mentre il padre studiava Adub era diventato Carabiniere onorario. Indossava la bandana del 12° Battaglione Carabinieri, giocava con i giochi che tutti i Carabinieri avevano fatto a gara per regalargli. Adub aveva i lineamenti simili ad un giovane Carabiniere ausiliario agrigentino, Accursio, e in breve Adub divenne il piccolo Accursio.

Quella famiglia era stata di fatto adottata da quel piccolo contingente di Carabinieri, in larga parte ausiliari giovanissimi, che vivevano il loro essere nell’Arma, anche solo per un anno appena, come un impegno anche e soprattutto nel sociale.

Due mesi passarono in fretta e venne il momento di partire. Quel gruppo venne accompagnato al porto dai Carabinieri, ma non nel modo tradizionale, non per scortarli nell’ambito dei propri compiti. No! Stavolta era diverso. Stavolta quei 20 Carabinieri, compresi quelli liberi dal servizio, erano al porto per salutare degli amici in partenza. Il bambino era in braccio ad un Carabiniere e separarsi da lui era sempre più difficile.

Il padre, dopo due mesi di insegnamenti di lingua italiana, si avvicinò orgoglioso del periodo trascorso e, in italiano, rivolgendosi al maresciallo dei Carabinieri disse “Maresciallo, ringrazio l’Italia e i Carabinieri. Da oggi mio figlio si chiamerà Accursio.” Le lacrime non poterono trattenersi e quella famiglia è scomparsa dai loro sguardi ma non dai loro cuori.

8 Risposte a “12° Battaglione”

  1. Una bellissima storia, di solidarietà ed integrazione, che dovrebbe essere di monito per tutti gli Italiani e stranieri.

  2. ehi ma scusatemi, io in questa storia mi ci ritrovo personalmente, se il periodo indicato è quello giusto!

      1. quel maresciallo sono io. ho pure le foto fatte insieme alla famiglia di questa storia.

        1. Se mi mandi le foto le pubblico al posto di quelle che ci sono se vuoi

  3. Solo ora scopro questo breve ma toccante racconto e, mi ha fatto davvero molto piacere leggerlo. Per me piu che un racconto è stato un ricordo, un dolce e intenso ricordo. Non potrò mai dimenticare quel periodo, da marzo ad agosto, distaccato a Lampedusa.

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