Pecorella

Pecorella. Sei una pecorella… Beeeee..Sentirsi dire certe parole mentre indossi l’uniforme di servizio dell’Arma dei Carabinieri, o naturalmente di qualunque altra forza di polizia, farebbe sicuramente arrabbiare molti.

Dei servizi di ordine pubblico svolti dai Carabinieri le immagini televisive evidenziano solo gli scontri, i fotogrammi immortalano poliziotti o carabinieri chini sul manifestante pronti a colpirlo quasi come se vivessimo in un paese in cui vigono le leggi marziali.

In Val di Susa, per il cantiere della TAV, lo Stato ha schierato l’Esercito, i manifestanti usano tecniche di guerriglia, non sono semplici contestatori che ci sono e che manifestano pacificamente la loro contrarietà ad un progetto, ma persone addestrate che fanno dell’attacco al poliziotto/carabiniere lo scopo della loro azione a Chiomonte.

In una giornata di manifestazione, una delle tante, un manifestante si avvicina ad un giovane Carabiniere, lo prende di mira, lo insulta ripeetutamente, lo chiama pecorella, gli bela in faccia. L’intento è chiaro, provocare l’uomo che porta quell’uniforme da Carabiniere, far venire fuori la sua parte cattiva e poi, magari, ottenerne un vantaggio mediatico laddove la reazione umana fosse stata aggressiva.

marco-bruno-pecorellaMa quel giorno la vera pecorella è stato lui, il manifestante. Protetto dal contesto, sicuro che se qualcuno lo avesse anche solo toccato con un dito ne avrebbe tratto un immenso beneficio, ha continuato imperterrito ad apostrofare il Carabiniere davanti a lui che lo osservava senza rispondere. Chi è la pecorella in questa situazione? Chi dimostra di non avere il coraggio delle proprie azioni?

In tanti hanno detto che è normale che un Carabiniere non reagisca ed è vero e giusto che sia così, ma pochi ricordano che sotto quell’uniforme c’è un uomo e non certo un robot.

Un encomio per il Carabiniere che non ha reagito attribuito con convinzione dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri che ha evidenziato come “la fermezza e la compostezza dimostrate hanno impedito ad una situazione delicata di degenerare in ulteriori incidenti”.

E lui, il giovane Carabiniere apostrofato come pecorella da soli tre anni nell’Arma risponde con semplicità: “«Sono figlio di un operaio. E sono cresciuto in un paese di operai. Faccio solo il mio dovere per 1.300 euro al mese»

In breve anche pecorella è stato dimenticato e le immagini televisive sono tornate agli scontri in Val di Susa ma la certezza resta: la vera pecorella non era l’uomo in divisa.