Un gesto d’amore

Il momento, nel mondo, non è dei migliori con una pandemia che ha colpito le nostre certezze, ha amplificato le nostre paure e, quando non ha colpito noi o i nostri cari, ha colpito duramente il tessuto economico di un Paese già sofferente.

In tutto questo è necessario comunque trovare quel qualcosa di buono che resta nell’essere umano, a volte un semplice gesto d’amore, e che ci fa sperare nel futuro, ci fa vedere oltre il momento di difficoltà e riesce, anche se magari per pochi istanti, a darci un punto di vista differente in questa finestra sul mondo.

Quante volte ciascuno di voi avrà pensato che un gesto, un solo gesto, non basta a cambiare le cose? Ed invece non è così perché se quel gesto è fatto col cuore può veramente dare speranza e qui, quel gesto, è opera di un Carabiniere.

Positivo… Un termine normalmente felice, normalmente segno di qualcosa di buono che in questo periodo vuol dire invece aver incontrato un virus che ha fermato il mondo. Positivo e ricoverato in ospedale a dividere, con qualcuno nella stessa situazione, una stanza in cui chi entra è vestito come se fosse appena atterrato sulla Luna.

Un giovane Carabiniere che veste una tuta che lo identifica facilmente, quella fiamma spicca come un chiaro simbolo della sua appartenenza all’Arma e insieme a lui un anziano, uno dei nostri nonni che più di tutti hanno versato un grande tributo a questa malattia. Chi ha a che fare con i nonni conosce perfettamente quanto per loro sia importante essere sempre in ordine; io ricordo mio nonno che in qualunque situazione si trovasse per uscire di casa ma anche per stare in casa doveva necessariamente farsi la barba.

Quando, con quella tuta che rappresenta la tua seconda pelle vedi quell’anziano sul letto con la barba lunga, anche se sai benissimo che almeno per qualche giorno non dovrà incontrare nessuno, quel gesto di aiutarlo viene spontaneo. Ed ecco il Carabiniere che, anche se in un contesto ben distante da quello di servizio, mostra tutta la sua umanità e la sua volontà di assistere ed aiutare il prossimo. Le mani vanno giù piano, la paura di far male, la mancanza di abitudine a farlo ad altri, ma quel fare la barba a quel “nonno” di tutti è un gesto che merita tutto il tempo necessario.

Il virus si sconfigge anche con la solidarietà di quel gesto, con l’amore che da oltre due secoli, nonostante qualche pagina stampata male, raccoglie la vita dei Carabinieri.