Un silenzio che unisce

Un silenzio, un silenzio dopo una forte esplosione che squarcia una città irachena quasi come se quell’intenso boato avesse per un attimo assorbito tutti i suoni. Un silenzio che per alcune famiglie sarà il silenzio dei loro familiari.

Una mattina come tante in Italia, la gente corre, va in ufficio, qualcuno pensa ai propri cari impegnati all’estero in un paese lontano dove molti anni fa nacque la civiltà mesopotamica che tanto ha dato al mondo.

Quegli uomini vestiti di blu e con la bandiera tricolore sul braccio fino a non molti giorni prima giravano  per le vie del mercato cittadino e la gente apprezzava i loro sforzi, il loro lavoro e li rispettava. La gente comune non provava odio verso di loro e chiedeva solo quello che la gente comune chiede: acqua, cibo e speranze per il futuro.

Erano le 10.40 ora locale, le 08.40 italiane, un camion si dirige a tutta velocità verso la base dei Carabinieri, erano loro che dovevano morire perché la popolazione si stava attaccando troppo a quelle uniformi blu e chi aveva bisogno del caos non poteva tollerare quella presenza così forte in città.

Un Carabiniere di guardia alla base, Andrea FILIPPA, apre il fuoco ed uccide due degli attentatori. Proprio grazie a lui la strage fu limitata perché il camion bomba arrestò la propria corsa prima dell’ingresso alla base e poi un forte boato.

Il silenzio dopo il boato fu più assordante del boato stesso, poi sirene, gente che correva che scappava e i Carabinieri della base che cercavano di soccorrere i colleghi feriti.

Il loro silenzio, il nostro dolore 2L’onda di quell’esplosione arrivò fino in Italia. 19 militari italiani erano morti, era la più grave perdita di militari dalla seconda guerra mondiale e coinvolgeva, in modo particolare, i Carabinieri che pagavano il prezzo più pesante.

Le chiamate al 112 iniziarono ad aumentare, il silenzio dei telefoni era cessato, la gente chiamava le caserme ed esprimeva le proprie condoglianze al militare di servizio ad identificare nell’Arma una famiglia che aveva perso parte dei propri membri.

Migliaia di persone si diedero appuntamento davanti alle caserme dei Carabinieri di tutta Italia portando un mazzo di fiori, un momeno storico in cui chi indossava l’uniforme dell’Arma dei Carabinieri era particolarmente orgoglioso di farlo. Persino girare in città era complicato, anche le pattuglie venivano fermate dalla gente per porgere le condoglianze alla Benemerita. QUasi un milione di persone salirono la scalinata del Vittoriano per rendee loro omaggio nella camera ardente allestita in via del tutto eccezionale in quel luogo così imponente e importante.

Oltre mezzo milione parteciparono direttamente ai funerali e quelli che non riuscirono ad entrare in chiesa seguirono in silenzio la cerimonia dall’esterno. Un motocislista incrocia il corteo in via XX settembre, lascia la moto e si ferma in piedi a rendere onore ai caduti. Dietro di lui una Roma diversa, nessun automobilista suona. Tutto tace, il silenzio del traffico romano, due parole che stridono ma che quel giorno erano rappresentate da quel motocislista che in piedi rendeva omaggio ai caduti.

Sono passati dieci anni, il silenzio non deve coprire il loro ricordo. Onori ai caduti.

Il loro silenzio, il nostro dolore

Una risposta a “Un silenzio che unisce”

  1. Onore Rispetto & Gratitudine ai caduti che vivranno per sempre nelle memorie dell’umanità e non moriranno mai – Onore Rispetto & Gratitudine anche a Voi Maggiore Francesco Maretto per questa bellissma storia raccontata con il cuore.

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