Olbia, l’alluvione è ancora une ferita aperta nei cittadini della splendida città sarda, i disagi che l’acqua ha lasciato sono tanti, troppi… Solo una cosa non ha portato via e non potrà mai portare via: la dignità. E insieme alla dignità non potrà mai portare via lo spirito di sacrificio dei Carabinieri e delle altre Forze di Polizia.
Fra i tanti servizi che i Carabinieri svolgono, forse fra quelli che svolgono con maggiore impegno sono i servizi nelle zone colpite dall’alluvione; servizi volti a garantire sicurezza ma anche a portare parole di conforto, parole di conforto che arrivano, talvolta, anche da chi è anch’egli colpito dal dramma dell’alluvione.
Una sera, durante uno di questi servizi, la pattuglia dei Carabinieri transita da via Basilicata e le scene che incontra sono drammatiche. Gente che nella dignità cerca di rimediare ai danni, ma le case sono ancora piene di fango. La gente grida, qualcuno piange. Una donna che abita al primo piano di una palazzina si precipita in strada e corre verso i Carabinieri.
La sua casa non è allagata, ma quella sottostante è invasa dal fango e quindi l’umidità, il gelo, la mancanza di luce e di gas, creano problemi enormi anche a lei e soprattutto al figlio di appena cinque mesi che soffre il freddo.
La corsa di quella donna verso i Carabinieri sembra tratta dalle scene di un film, il tono della mamma disperata con un bimbo piccolo e cianotico in braccio non appare subito comprensibile alla pattuglia. Il bambino era avvolto in una coperta e i militari non riescono a capire subito quale fosse il problema di quella signora.
Quando però la testolina del bimbo viene mostrata ai Carabinieri l’evento diventa immediatamente chiaro. Il bambino ha principi di assideramento, non c’è un minuto da perdere. Bisogna correre in ospedale e chiamare un’ambulanza significherebbe solo perdere altro tempo prezioso.
I Carabinieri fanno salire immediatamente mamma e figlia in macchina, le sirene accese, lo sguardo sulla strada dell’autista, il calore dell’auto dei Carabinieri per iniziare a scaldare quel bambino, il calore dei loro cuori per scaldare l’anima.
La corsa fino all’ospedale e il bambino viene dichiarato salvo, salvo grazie a quella corsa dei Carabinieri passati come angeli custodi in quella via proprio nel momento del bisogno.
“Non potrò mai ringraziarli abbastanza, sono stati angeli. Senza di loro forse mio figlio non ce l’avrebbe mai fatta, ma ppena li ho visti, ho capito che che mio figlio si sarebbe salvato”. Poche parole dette piangendo ma che danno il vero senso dell’amore di una madre e dell’amore di due Carabinieri verso quella che è ben più di una professione.
– ” Chiunque salva una vita salva il mondo intero ” – verso ebraico del TALMUD